Page 38 - Notiziario Parrocchiale San Bartolomeo e San Rocco Aprile-Maggio 2020
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LETTERE AL NOTIZIARIO
                        LETTERE AL NOTIZIARIO



                        Ecco  la  lettera  che,  in  questo  periodo  di  pandemia,  abbiamo  ricevuto  da  un ex  infermiere,  nostro
                        parrocchiano. Sono tre brevi ma intense riflessioni dove affiorano ringraziamento, un sano orgoglio
                        bergamasco, speranza e desiderio di ritornare a incontrarci migliori di prima.          Franco


            Il coronavirus
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            In questo periodo il mio paese è stato colpito duramente da un essere invisibile
            ad occhio nudo: questo elemento temibile e spietato si chiama Coronavirus.
            Questa malattia ci ha colpito nella nostra comunità, nelle nostre famiglie
            colpendole nella socialità: dai genitori ai figli, dagli amici ai vicini di casa ed
            ognuno di essi ha avuto bisogno di cure e protezione per poter essere salvato.
            Così  dentro  di  noi  è  arrivato  il  sentimento  della  paura,  la  grande
            preoccupazione di essere “infettato”. Poi con il trascorrere del tempo questa
            paura  è  diventato  un  elemento  della  nostra  vita  e  si  è  miscelata  con  una
            volontà  di  sopravvivenza,  poiché  è  necessario  salvare  se  stessi  per  poter
            garantire i valori della stessa vita.
            Rimaniamo confidenti nella ricerca scientifica alla quale abbiamo affidato la
            speranza ed il compito faticoso di trovare una soluzione, per poter finalmente
            tornare ad essere veramente liberi fiduciosi di trovare un modo di vivere ancor
            più uniti e vicini con solidarietà dopo un difficile periodo che ci ha costretti
            distanziati e lontani.

            Un po' di onore e un po' di rispetto
            Penso a questi momenti in cui si vive e si parla di pandemia.
            Questa terribile catastrofe sta colpendo un po' tutti i nostri paesi italiani, ma soprattutto sta imperversando con
            durezza nella mia provincia di Bergamo, nel Bresciano ed in tutta la Lombardia.
            Penso che sia ora di tacere le polemiche e far valere di più il nostro onore perché all'interno della nostra anima in
            ognuno di noi vive una grande morale, che non è stata regalata ma che abbiamo costruito grazie a tantissimi sforzi.
            Essa è come la cima della più alta vetta delle montagne che ogni giorno noi scaliamo per raggiungerla, passo dopo
            passo, ma per la quale noi conosciamo il sentiero perché lo abbiamo costruito con dedizione quotidiana.
            La nostra vetta è costituita da un principio morale che è il lavoro.
            Per noi il lavoro è vita, è speranza, è la perseveranza che è dentro di noi e fa parte del nostro DNA, talmente
            importante per noi da mettere a rischio la nostra vita ritenendolo il fine e la ragione della nostra esistenza.
            Per questo dico “Grazie” a Bergamo e a Brescia ed in generale a tutti i lombardi, specialmente chi, come medici,
            infermieri e volontari si sono trovati in prima linea per salvare vite umane, perché anche nei momenti difficili hanno
            dimostrato di essere un passo avanti: in amore, dignità e rispetto nei confronti di chi non ce l'ha fatta.
            Penso  che  noi  lombardi  abbiamo  un  grande  cuore  con  cui  affrontiamo  i  nostri  problemi  non  dimenticando  di
            mantenere sempre vivi i nostri alti valori e ideali.

            La speranza
            Ognuno di noi, esattamente in questo momento, deve riuscire a guardare dentro di sé, ascoltare e seguire la voce
            del cuore. Solo ascoltando dentro di noi possiamo udire la voce del nostro Cuore e solo con essa possiamo riuscire
            a trovare la strada, la guida della speranza. Nel caso in cui questa maledetta malattia dovesse riuscire ad entrare e
            prendersi la nostra mente, solo una forza potrà essere con noi; essa si accenderà come una luce immensa impalpabile:
            questa luce si chiama “Speranza”.Nel momento in cui la Speranza è accesa dentro di noi, noi non siamo più soli,
            qualsiasi sia il momento, qualsiasi possa essere il luogo, perché la Speranza ha una forza, un cuore, un volto.
            Per riuscire a guardare dentro di noi, il che non è per nulla scontato né semplice, dobbiamo fermarci e raccoglierci
            come se fossimo completamente soli e fare in modo che i nostri sentimenti diventino i nostri occhi... ed è con questa
            nuova prospettiva che possiamo vedere la via della speranza. Essa saprà diventare prima fiducia poi una vera e
            propria forza.  Questa energia nuova la potremo trovare e raccogliere tutti nei nostri occhi ed è lì che riusciremo a
            vedere la grandezza del nostro Amore e magari potremo anche riuscire a trovare un aiuto, una risposta, uno spunto
            per capire di non essere mai soli sulla strada della vita.
                                                                              Almenno San Bartolomeo, 26 aprile 2020
                                                                                                   Antonio Facheris

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