Page 2 - Bollettino Dicembre 2019
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In confidenza...
Vi confesso che per me non è facile scrivere degli auguri legati al
Natale. Mi accorgo delle tante parole banali .....e con difficoltà trovo parole che possano "balbettare"
qualcosa del grande mistero del "Dio con noi". Forse anche perché il Natale cristiano è avvolto dal
silenzio... non una parola alla grotta della natività, ma solo stupore, meraviglia…
E’ quello che provo quando scendo nello scurolo dove c’è il presepio. In questo periodo mi sento toccato
dalla rappresentazione della semplice scena di vita familiare: padre, madre e figlio intento a fare i compiti,
dentro una cucina che è anche laboratorio... è la famiglia di Gesù?... è una famiglia del passato?... potrebbe
essere anche una famiglia di oggi?
«….Accadde che, mentre qualcosa di nuovo e sconvolgente stava per arrivare, nessuno ci badava,
perché tutti pensavano solo a mangiare e a bere... In altre parole, tutti riducevano la vita ai loro bisogni,
si accontentavano di una vita piatta, orizzontale, senza slancio. Non c’era attesa di qualcuno, soltanto
la pretesa di avere qualcosa per sé, da consumare. Attesa del Signore che viene, e non pretesa di avere
qualcosa da consumare noi. Questo è il consumismo!
Il consumismo è un virus che intacca la fede alla radice, perché ti fa credere che la vita dipenda solo da
quello che hai, e così ti dimentichi di Dio che ti viene incontro e di chi ti sta accanto. Il Signore viene, ma
segui piuttosto gli appetiti che ti vengono; il fratello bussa alla tua porta, ma ti dà fastidio perché disturba
i tuoi piani - e questo è l’atteggiamento egoistico del consumismo. Nel Vangelo, quando Gesù segnala i
pericoli per la fede, non si preoccupa dei nemici potenti, delle ostilità e delle persecuzioni. Tutto questo
c’è stato, c’è e ci sarà, ma non indebolisce la fede. Il vero pericolo, invece, è ciò che anestetizza il cuore: è
dipendere dai consumi, è lasciarsi appesantire e dissipare il cuore dai bisogni.
Allora si vive di cose e non si sa più per cosa; si hanno tanti beni, ma non si fa più il bene; le case si
riempiono di cose, ma si svuotano di figli. Questo è il dramma di oggi: case piene di cose ma vuote di figli,
l’inverno demografico che stiamo soffrendo. Si butta via il tempo nei passatempi, ma non si ha tempo per
Dio e per gli altri. E quando si vive per le cose, le cose non bastano mai, l’avidità cresce e gli altri diventano
intralci nella corsa e così si finisce per sentirsi minacciati e, sempre insoddisfatti e arrabbiati, si alza il
livello dell’odio. “Io voglio di più, voglio di più, voglio di più...”. Lo vediamo oggi là dove il consumismo
impera: quanta violenza, anche solo verbale, quanta rabbia e voglia di cercare un nemico a tutti i costi!
Così, mentre il mondo è pieno di armi che provocano morti, non ci accorgiamo che continuiamo ad armare
il cuore di rabbia». [Papa Francesco, omelia 1/12/19]
Ho l'impressione che il Natale sia diventato la festa della nostalgia di qualcosa che è ormai irrimediabilmente
finito più che della speranza.
Nostalgia di un ambiente bello, pulito, "green", naturale... a fronte di messaggi che invogliano il comprare,
consumare, gettare, sprecare...per non rimanere indietro! E' proprio impossibile scegliere personalmente,
come famiglia e con altri, uno stile di vita che sia sobrio, dove si coglie ciò che è veramente necessario e
utile, leggero, libero dall'omologazione?
E se tutto questo fosse il segno di
un desiderio di una esistenza pulita,
trasparente, chiara, limpida a partire
dal proprio cuore? "Frutti della terra e
del nostro lavoro...": la natura è poesia,
ma anche fatica, sudore, rispetto,
paziente attesa.....abbiamo i piedi per
terra, teniamo i piedi per terra, la terra
parla di noi.
Nostalgia del bambino: il Natale è
festa perché ricordiamo la nascita di
un uomo che ha cambiato la storia.
L'Italia sta vivendo dentro un "inverno
2 Comunità S. Bartolomeo e S. Rocco