Page 16 - Bollettino Dicembre 2019
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mondo missionario
Dal Paraguay... Padre GIANCARLO NAVA ci ha inviato questa lettera
Tacuatí, 20 ottobre 2019
Carissimo don Giulivo,
di una forma molto strana, è la prima domenica che vivo con una certa tranquillità.
Fino a domenica scorsa ho avuto molti appuntamenti a compiere e, da domani, saranno più intensi,
considerando che noi stiamo vivendo la fine dell’anno scolare e quindi dell’anno catechistico.
Per questo, nella domenica delle missioni, prendo del
tempo per informare te e la tua cara comunità parrocchiale
ed in modo particolare il Gruppo missionario, di quello
che sto vivendo.
Oggi, 20 ottobre, commentando il tema della Giornata
Missionaria Mondiale “Battezzati e inviati”, ho parlato
della bellezza unica della Missione che è quella di cantare
al mondo intero l’Amore di questo Amico che mai ti
delude e ti abbandona. Ho ribadito che possiamo essere
veri missionari, realizzando l’essenza del nostro essere
cristiani, se siamo innamorati di Gesù, indipendentemente
dalle nostre debolezze e peccati. Inviati presso coloro che
non lo conoscono o presso coloro che lo hanno dimenticato
o rifiutato, per mostrare che non c’è altro cammino alla
vita, se non con Lui e per Lui.
Con tanta allegria e, allo stesso tempo, con tanta umiltà
ho sintetizzato la mia vita missionaria con la risposta ai
miei dieci anni alla chiamata del Signore, ragionando e
pensando come un bambino e, a diciotto anni, quando ho lasciato il Seminario dei Padri Agostiniani
in Roma, al lato della Piazza San Pietro, per andare a vivere con i poveri delle baracche di Roma. È
stata questa esperienza che ha determinato la mia vita, uscendo dalle sicurezze della vita per abbracciare
l’avventura della missione. Tra le sicurezze perdute ci fu quella di non poter realizzare il mio sogno di
bambino e cioè di essere prete. Infatti, il Cardinal Vicario di Roma di quel tempo, il Card. Poletti, mi
aveva preavvertito dicendomi che lasciando il Seminario nessuno poteva più assicurarmi il Sacerdozio. Ho
iniziato a lavorare come manovale, seguendo a mala pena gli studi al Laterano. Con fatica e sforzi inauditi
sono giunto in Africa, dove un Vescovo mi ha detto espressamente che era necessario che io diventassi
prete. La Chiesa mi chiamava al Sacerdozio e fui sommamente contento che fosse lei a decidere.
Questa testimonianza ho dato alla mia gente oggi ed in modo particolare ai giovani. E l’ho data rispondendo
ai gravissimi problemi umani e sociali locali, dove si continua a disprezzare e a discriminare la parte della
società più povera. Testimonianza data inoltre ai più giovani che seguono chimere illusionistiche. Seguono
sempre più quelli che io chiamo venditori di fumo.
Seguo affrontando questi gravi problemi sapendo che, opponendomi a persone e autorità corrotte e
opprossori, pongo quotidianamente a rischio la mia vita. Sempre riconosco le mie debolezze, che sono
molte; sempre non temo la condanna all'inferno che giustamente il Signore mi potrà infliggere, però non
potrò mai sopportare che mi dica che fui scelto come pastore e, dovendo difendere le mie pecore soprattutto
con la parola, non l’ho fatto per cui mi sento dire che “sono un cane muto”.
A volte vorrei gridare che non è possibile che si disprezzi la vita umana in mille forme e maniere. Però
chiedo al Signore che mi conceda, oltre la saggezza, il Timor di Dio e la Forza del Suo Spirito. Sicuro che
mi aiuti nella Carità ai più bisognosi che sempre più bussano alla mia porta.
Approfitto per informarti sulla mia presenza in Paraguay, dopo gli accordi presi tra il Vescovo locale e
16 Comunità S. Bartolomeo e S. Rocco